1 novembre
Milano.
Ieri l’altro, 30 ott., fui dunque a Bologna per il 2o Convegno degli Uffici Doni – Accademia italica. Ieri e oggi ho cercato informarmi a Milano per i grammofoni ecc. ecc. per le Case del Soldato. È nella preghiera e nel lavoro che vive la fede. Teorizzare è facile relativamente, e inutile spesso: lavorare bisogna per chi si ama. E oggi non ci può essere per noi altro amore che la patria, altra speranza e altro augurio che la sua vittoria! Perciò mi par inconcepibile l’atteggiamento di Bissolati verso i cattolici o anche solo verso la parte meno attivamente moderna de’ cattolici: che stupidaggine! Il settarismo acceca gli uomini. Possibile che un po’ di senso politico debba mancare a chi ha vissuto e ha posato sempre da uomo politico!? E non è stato sciocco quello svalutare la neutralità nostra, dicendola rivolta fin da principio contro gl’imperi centrali? O chi più triste allora e malfida l’Italia o l’Austria? Chi più stupido Tisza o Bissolati? Stranezze umane.
Ripensavo oggi alla conversazione con Corradini. Già; egli vede immanente la guerra nel mondo e non ha tutti i torti; ma l’ideale della pace che ha fatto sempre vibrare le anime più nobili, sarebbe dunque proprio utopia? Certo, la vita umana somiglia più a un fluttuare perenne dello stesso mare, che a un torrente che scenda spumeggiando a riposarsi a valle; ma non vi sarebbe allora nessun progresso nel mondo? Che scopo avrebbe la vita sociale? Quali i disegni di Dio? Mistero, sempre mistero!
Strano: Corradini trovava più attivi e ammirabili di noi i Francesi e gl’Inglesi. Ripensandoci, non so proprio come possa egli giustificare il suo giudizio. A lui manca la percezione vera di quello che era l’Italia di ieri e di quello che fa oggi, contro difficoltà incredibili. Come si può pretender di più?
3 novembre
Treviso.
Il general Lombardi, intendente generale mi ha ricevuto cortesissimamente. Le Case del Soldato camminano sotto buona stella. Ho visitato subito oggi quella de’ Bombardieri a Susegana: verrà un ammirabile centro di vita. Il colonnello che dirige la scuola è persona intelligente e savia, ricca di spirito organizzatore. Ho assistito a tiri di collaudo delle bombarde da 240. Via il pessimismo di Corradini. Cadorna lo smentiva ieri e lo smentirà domani. A noi lavorare, pregare e attendere.
7 novembre
Treviso.
Dal 4 al 6 sono tornato alla IV Armata. Il 4 sera ero a Belluno con la marchesa di Torgiani: Il generale di Robilant ci ricevè alle 61/2 pom. Con lui combinammo alla meglio per l’Ufficio Doni. Il 5 con un tempo orribile salii dal colonnello Tarditi alle Tofane e ridiscesi a pernottare ad Auronzo. Avevo un’automobile dell’Intendenza. Il 6, ieri sempre con orribile tempo, ritornai a Treviso, visitando prima il Comelico. Qualcosa di utile per i soldati spero averla fatta. Ma quale e quanta lentezza ho riscontrato nei più di quelli che ai soldati dovrebbero notte e giorno pensare! Quale deficienza, quale mancanza di vivo amore operoso! Ancora nessuna delle nuove Case del Soldato è stata costruita . E l’inverno è incominciato sui monti! Il secondo inverno! Coloro che si lamentano del Comando Supremo mi fanno ridere; non sanno ch’esso deve fare la guerra con gli uomini che ha; non capiscono che la guerra non crea esseri nuovi, non li trasforma neppure generalmente. Mai il rombo del cannone ha dato la coscienza a chi non l’aveva.
10 novembre
Sarà il tempo, Signore, non lo so, quantunque io cerchi di tener sempre l’anima mia sopra la varia mutabilità di questo povero tempo, sarà la mia fiacchezza sciocca, la mia poca fede, la mia speranza fragile, la mia carità che vacilla come fiammella tremula, saranno tutte le mie colpe che schiamazzano entro di me e mi velano le tue vie, o Signore, sarà la volontà Tua santissima che giustissimamente mi vuole umiliare, io non lo so non lo so; ma tanto soffro, o Padre dolcissimo e amabilissimo, o amore dell’anima mia, sospiro de’ miei giorni, luce dell’anima mia, cuore del mio cuore. E soffro, perché mi sento inutile e cattivo, spregevole a me stesso e agli altri. E soffro, perché vedo pullulare il male dattorno e nella mia tristezza non so e non posso portarvi rimedio nessuno. O consolatore supremo, o divino sposo dell’anima, o Tu che solo hai le parole di vita eterna, vieni a me, parlami, o Dio, confortami, aiutami, dammi il Tuo Amore, o Amore senza confini. E salva la patria mia e cingila di gloria. Che vada sperduto al vento questo pettegolume che balordamente va cianciando per via, che mai trionfino le oscure mene settarie, mai la viltà politicastra insozzi il fulgido valore che Tu, o Signore, hai rivelato ne’ soldati d’Italia. È il tormento che m’assilla questo, o Padre, è il terrore che m’assale ogni volta che il mio ministero mi riporta in contatto con gente che non ha il tuo amore, o Dio, e pretende di avere quello della patria! O abissi della malignità umana! Eccoti la mia povera vita, o Signore, re dell’universo che tutto creasti e tutto sapientemente governi, eccoti la mia povera vita: prendila tu, accoglila in olocausto per la patria mia. Molto io ho peccato, molto tutti peccammo in questa patria diletta: su me riversa le tue collere sante, o Dio; abbruna i miei giorni, spegni nella mia vita il sole, dammi tutto il dolore che la giustizia in penitenza richiede, macina come grano il mio cuore; ma perdona alla patria, ma fa che sulle glorie sue trionfi fulgido il sole come su le messi biondeggianti nell’estate eterna!
18 novembre
Torno da un lungo giro che mi ha portato da Grado e Barbana a Grigno e a Col di Lana. Il lavoro che volontariamente mi sono accollato è enorme per se, quasi impossibile per le difficoltà degli uomini e de’ tempi. Tutti ora s’accorgono che non s’è fatto nulla per l’assistenza morale del soldato, tutti convengono che bisogna molto fare, tutti lodano, applaudono…, ma i mezzi sono scarsi e la buona volontà operosa manca in gran parte. Dicevo al buon general Lombardi pochi giorni fa, che occorreva organizzare subito le altre armate senza aspettare le lungaggini infinite della quarta; mi rispose:
– Lasci fare
– Ma passa l’inverno allora…
– E lo lasci passare…
Basta!
29 novembre
De’ nostri uomini di guerra, generali e ammiragli, ufficiali alti e bassi, la maggioranza assoluta è piuttosto pessimista. L’ottimismo degli altri termina a questo: la guerra lascerà più o meno le cose come prima. E intanto si intrecciano Comitati e si chiacchiera. Come manca a noi il senso della disciplina, come siamo poco avari del tempo! Retorica, retorica sempre. E illusioni di pace rinascenti a ogni ora, variamente. Vero che del bene se ne fa pure e da molti, ma il male pubblicamente trionfa. Oh che passi, Signore, passi presto questo tempo d’angustie che serve alla morte e venga l’eternità che alimenta la vita!