Madre Maria Valenti è stata la prima collaboratrice e l’attuatrice del progetto fondazionale di Padre Minozzi, colei che ha impersonato al meglio l’ideale dell’Ancella da lui sognato. Cresciuta e formatasi nelle strutture educative dell’Opera, ha assorbito gli ammaestramenti del Fondatore sviluppando una straordinaria sintonia, di alto profilo umano ed intellettuale, col suo pensiero, tanto da essere appellata Cofondatrice delle Ancelle del Signore. Ha governato per 56 anni il suo «piccolo gregge» con umiltà, bontà e disponibilità senza limiti.
Nata a Petritoli (AP) il 17 maggio 1915, al battesimo le fu imposto nome Gina. Il padre Anselmo perse la vita nella guerra che allora infuriava e la bambina, a 10 mesi, restò orfana insieme alla sorella Mare di appena due anni più grande ed al fratello Mario di 6 anni. Gina crebbe sotto l’ala protettiva di mamma Santina, circondata dall’affetto della nonna Antonia e del nonno Giuseppe, figura paterna di riferimento per tre orfani.
All’età di sei anni il lutto la colpì ancora con la scomparsa del non ma le prove non erano finite: il giorno del suo decimo compleanno anche la mamma se ne volò al Cielo, seguita due mesi più tardi dalla nonna Antonia.
La sorella Maria fu condotta all’Orfanotrofio femminile di Amatrice dove, all’Istituto maschile, c’era già il fratello Mario mentre la bambina fu accolta in casa di uno zio che le fece da tutore. Ma la piccola aveva nostalgia dei fratelli e così, nel 1926, anche lei entrò neIl’Orfanotrofio femminile di Amatrice.
Di carattere docile e di animo sensibile, Gina aveva attinto dall’ambiente familiare un profondo sentimento religioso e un forte spirito di sacrificio. Raccontava infatti la sorella Maria che la bambina tutte le mattine si recava con la mamma alla S. Messa delle 6,30 mentre lei restava a letto a poltrire. Durante il ricovero della mamma all’ospedale trascorreva lunghe ore al suo capezzale, accarezzandola e rendendosi utile in tanti piccoli servizi, tanto da conquistarsi l’affetto delle suore infermiere che spesso la conducevano nella Cappella dell’Ospedale e le permettevano di bussare alla porticina del tabernacolo per chiedere a Gesù la guarigione della mamma.
Le suore Zelatrici del S. Cuore di Gesù, che dirigevano l’Orfanotrofio femminile di Amatrice, scoprirono subito che la piccola Gina aveva delle qualità che la distinguevano dalle altre: seria e impegnata nello studio, attenta all’ordine e alla pulizia, durante momenti di svago la vedevano recarsi nella Cappella del Crocifisso ed immergersi in profonda preghiera. Generosa e disponibile verso le compagne, era sempre pronta a sostituirle nei lavori umili e pesanti. Rivelava, giovanissima, saggezza, prudenza e grande equilibrio, tutte doti che non sfuggirono a Padre Minozzi.
Alla ripresa dell’anno scolastico 1931/32 la trasferì, infatti, nella Casa dell’Opera a L’Aquila diretta dalle suore vincenziane Figlie della Carità, dove nel 1935 si diplomò Maestra d’Asilo e nel 1937 conseguì l’Abilitazione magistrale. I sei anni trascorsi a L’Aquila le permisero di affinare le sue doti naturali e di approfondire la sua formazione religiosa. Padre Minozzi era contento di lei e aveva intuito che il Signore voleva tutta per sé quella giovane figlia delle Marche. Riportò quindi Gina ad Amatrice e le affidò l’insegnamento nella Scuola Elementare parificata nell’anno scolastico 1938/39.
Come nacque la vocazione in Madre Maria Valenti? è difficile da spiegare in termini umani, perché ogni vocazione è la realizzazione di un progetto divino. Probabilmente vi influirono diversi fattori: la sua indole orientata ad una profonda intimità con Gesù Eucarestia, l’amore per la preghiera, l’esempio della mamma nell’abbracciare con serenità la sofferenza, il contatto con le buone suore, e chissà quanti altri moventi interiori avranno contribuito a far germogliare la pianta della vocazione. La Madre soleva ricordare commossa che il giorno della prima comunione sentì chiaramente la voce di Gesù che la invitava a lasciare tutto per donarsi totalmente a Lui.
Il giorno della prima comunione Gina era sola e Gesù la inebriò del Suo ineffabile amore per darle la forza necessaria a sopportare il distacco dall’amata mamma che si aggravava sempre più. In quel giorno si realizzò l’incontro di due amori: quello di Gesù che le si donava e quello della creatura che riceveva e si abbandonava in Dio senza frapporre ostacoli e incertezze.
L’iter vocazionale della giovane Gina era seguito da diversi anni e in certo qual modo guidato dall’ottima Suor Jeanne Giaconia, sua insegnante nell’Istituto di L’Aquila, che sperava di annoverarla fra I Figlie di S. Vincenzo de’ Paoli. Ma al ritorno di Gina ad Amatrice Suor Jeanne si rese conto che la giovane non sarebbe mai divenuta una vincenziana perché decisa a seguire un altro percorso.
A 25 anni Gina divenne, infatti, Suor Maria, Ancella del Signore, la prima della nuova Famiglia religiosa fondata da Padre Giovanni Minozzi.
Sotto l’attenta guida del Fondatore, Suor Maria assunse sulle sue giovani spalle la responsabilità dell’Orfanotrofio femminile di Amatrice e dell’educazione di tante giovani vite, diventando per tutte – consorelle e orfane – un modello di bontà, di tenerezza, di operosità. La sua vita era Gesù e nessuno poteva turbare la pace del suo spirito, né indebolire o sminuire quella bontà gioiosa e serena che la rendeva aperta comprensiva e accogliente verso tutti.
Alla sequela di Gesù Eucarestia, con il quale aveva imparato a dialogare fin da piccola, assaporò anche lei momenti di amarezza per l’abbandono da parte di tante giovani, che si erano dichiarate pronte a seguirla nello stato di vita religiosa e che poi l’avevano lasciata sola.
Ma il suo programma era diventare santa, ad ogni costo, sullo stile del carisma minozziano. Docile all’azione della Grazia si lasciava guidare dallo Spirito Santo nelle vie di Dio, sull’esempio di Maria Madre Amabile.
Nonostante gli onerosi impegni inerenti alla sua funzione Madre Maria Valenti trovava il tempo per soddisfare le necessità altrui: ascoltava, consigliava, incoraggiava, ammoniva laddove necessario: sempre con bontà e senso materno. Le orfane la sentivano vicina come una madre premurosa, le consorelle trovavano in lei un saldo e insostituibile sostegno; i poveri ed i bisognosi avvertivano la sua tenerezza e ricercavano il suo illuminato consiglio. Non si tirava mai indietro di fronte a nessun lavoro, neanche quando le forze non l’assistevano più. Lei non chiedeva alle altre di fare, faceva.
Il 10 ottobre 1977 lasciò l’insegnamento per collocamento a riposo. Dal suo diario personale, dai colloqui e dalle lettere che inviava alle suore traspariva una genuina ricchezza interiore e l’ansia non solo di amare Dio ma di farlo amare: «Dio solo e basta! Quando stiamo con lui, di che preoccuparci? Fede, fede ci vuole!»
La malattia, che ripetutamente le fece visita nei suoi cinquantasei anni di vita religiosa, la trovò serena e pienamente sottomessa alla volontà di Dio. Quando i suoi giorni volgevano ai termine e la sofferenza non l’abbandonava neanche per un attimo, non cessava di pregare e ripeteva: «Signore se vuoi che io soffra dammi la forza necessaria, non ti chiedo altro». La sua anima volò alla dimora eterna il 12 giugno 1996, fra il compianto generale. La cittadinanza, le consorelle, i confratelli Discepoli, i parenti e le ex alunne si strinsero commossi intorno al suo feretro per rendere l’estremo omaggio ad una straordinaria Religiosa che aveva avuto il grande dono di farsi amare.
Inizialmente collocate nel cimitero di Amatrice, nel loculo messo a disposizione da una famiglia di benefattori, il 10 luglio 2001 le spoglie mortali di Madre Maria Valenti sono state traslate nella Chiesa del Crocifisso annessa all’Istituto, la sua casa dell’anima, dove amava ritirarsi da bambina e dove annualmente si tiene una solenne celebrazione eucaristica in occasione della commemorazione del suo ritorno alla Casa del Padre.